Venerdì 1 agosto alle ore 21,30, taglio del nastro con il concerto inaugurale della XLI edizione del Festival Internazionale di Mezza Estate, manifestazione che nel tempo è divenuta icona di cultura, mutazione, visione, espressione, affermazione. Tutto pronto nello splendido borgo di Tagliacozzo, per accogliere il pubblico che dal I sino al 22 agosto vorrà partecipare e condividere gli appuntamenti di questo cartellone composito e iridescente, capace di spaziare dalla musica, al balletto, sino al teatro, firmato dal Direttore Artistico, Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli, unitamente al Direttore generale Luca Ciccimarra. Un festival riconosciuto da un ampio cartello di istituzioni, quali il Ministero della cultura, la Regione Abruzzo, il Comune di Tagliacozzo, guidato dal suo Sindaco Vincenzo Giovagnorio che vuol così accogliere il pubblico ospite, nonché la Banca del Fucino che ha creduto nel Festival dal primo momento. “Il concerto che dà inizio alla XLI edizione del nostro Festival Internazionale – ha dichiarato il Sindaco di Tagliacozzo Vincenzo Giovagnorio - prevede eccezionalmente, come brano introduttivo, l’esecuzione del Cantico delle Creature, composto da Francesco d’Assisi esattamente 800 anni fa, un anno prima della sua morte, e musicato cento anni fa dal frate conventuale Domenico Stella. “Altissimo onnipotente bon Signore…” è l’incipit del primo componimento poetico in lingua volgare della nostra letteratura in cui il serafico Padre loda il Creatore per il sole, la luna, le stelle e tutte le creature. Un pervasivo e innovativo messaggio di pace e di rispetto di quanto, sulla terra e nel cielo, circonda l’uomo, con il severo monito finale che rimprovera: “…guai a quelli che morranno ne le peccata mortali” e invita a concludere i nostri giorni “…ne le tue santissime voluntati”. E di qui l’altra esecuzione del monumentale “Requiem” musicato da Mozart, l’eccelso componimento del più grande in assoluto che ha vivificato i profondi testi della messa per i defunti. Tra questi il “Dies Irae” il cui autore, Tommaso da Celano, coevo, compagno e primo biografo del Poverello d’Assisi, che riposa nella Chiesa attigua al Chiostro dove avviene il concerto. Si narra che Tommaso trasse ispirazione per i terribili versi in latino del “Dies irae, dies illa…”, dopo aver contemplato le rovine della sua Celano distrutta da Federico II nel 1223, mentre i suoi concittadini erano stati deportati a Malta e in Sicilia. Una commistione di musica potente e poesia escatologica che contestualizza l’evento inaugurale del Festival tagliacozzano in uno dei luoghi simbolo del francescanesimo abruzzese e - oserei dire - mondiale, dato che la nostra Chiesa, eretta per la munificenza di Risabella de Pontibus, maritata Orsini, venne dedicata “al più santo degli italiani e al più italiano dei santi”, nel 1233, appena sette anni dopo la sua morte e venti anni prima del completamento della Basilica di Assisi che ne conserva il corpo. Tagliacozzo così, a mezzo della sua vocazione culturale, torna a porsi come centro irradiatore del potente messaggio francescano, affinché l’Italia, l’Europa e il Mondo intero godano finalmente dell’agognata pace e dell’auspicato bene che informano la prosperità spirituale e materiale di tutti i popoli”. “Inaugurazione particolare quest’ anno – ha continuato il M° Jacopo Sipari di Pescasseroli direttore artistico del F.I.M.E. – in omaggio al Giubileo, agli 800 anni del Cantico delle Creature e alla stesura del Dies Irae da parte di Tommaso da Celano che riposa proprio qui in Tagliacozzo, una scelta altamente spirituale per valorizzare anche un sito meraviglioso quale è il chiostro di San Francesco, ove si svolgerà gran parte del Festival, il secondo monastero più importante al mondo dopo Assisi”. Il programma principierà con il Cantico delle creature, che compie ben ottocento anni, musicato da Domenico Maria Stella, nel 1925, secondo i dettami delle ragioni estetiche e musicali di Lorenzo Perosi, guardando ad un’ austera semplicità e fervido lirismo del linguaggio, risposta e assenso al Motu proprio di Pio X, nella sua declinazione del “giardino” d’Italia debitrice di un luminoso passato del canto gregoriano e delle pagine palestriniane. Una pagina quella del Cantico di San Francesco dall’approccio semplice e istintivo rispettoso del ritmo insito della prima poesia in volgare che si conosca, quale suggestivo affresco di spontanea e immediata invenzione, di mistica sonorità, che volge verso uno stile di spiccata espressività, invero autentico e personale.
Sul podio dell’ Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese e dell’International l’International Opera Choir preparato da Giovanni Mirabile, a cui si aggiungeranno i solisti Giada Borrelli, Ester Esposito, Francesco Lucii e Manuel Pollinger ci sarà Amos Talmon, da Tel Aviv, segno che la musica crea ponti e cancella i confini. “Questa sarà la mia seconda apparizione al festival nell'incantevole Tagliacozzo – ha rivelato il Maestro Amos Talmon – e in qualità di Commendatore dell’ Ordine della Stella della Repubblica Italiana, l'opportunità di esibirmi in questa grande nazione è un'esperienza emozionante. Ancora di più quando questa volta inaugurerò il festival con la divina creazione del Requiem di Mozart. È un privilegio eseguire questa partitura segno tangibile della manifestazione della Divina Provvidenza, sul suolo italiano con musicisti italiani. La Messa da Requiem, che andrà a completare il programma, è l’ultima pietra dell’immenso edificio dell’opera mozartiana: elevato, maturo, compiuto nella sua incompiutezza, sorretto dalla sicurezza di esperienze direttamente vissute, appare affine al profondo sentire bachiano. Pur rispettando tutte le esigenze liturgiche, esso trascende ogni limitazione dogmatica per esprimersi quale personale atto di fede alla soglia della morte. Mozart attua qui la fiducia nel credo massonico, comunicandoci la fiducia della redenzione, attraverso l’amore inestinguibile per un mondo migliore. L’esegesi puritana di sfrondare i sedimenti estranei e riportare in vita soltanto il verbo mozartiano, si rivela presto trovata do stampo sofistico, sensibile alla suggestione evocativa, dal momento che già dal Kyrie, l’originale nudo e crudo è incompiuto e ineseguibile. Il requiem, trattato sulla morte concepito in articulo mortis dal più psicologico e sensibile dei compositori, ci giunge oggi come un blocco unitario e indivisibile, arcaico e insieme, fuori dal tempo. Arcaico nella gran copia di contrappunto, nei raddoppi dell’orchestra alla maniera antica, assenza di vere e proprie arie, forse per togliere ogni sorta di commentario flemmatico alla crudezza del Giorno dell’ Ira. Mozart guarda indietro, certo ad Handel, a Johann Michael Haydn, ma guarda avanti, dentro di sé e dentro la propria morte. E’ asciutto, tagliente, sintetico, primitivo, come un frammento di Saffo e ci si accorge che lo stesso Requiem, di fatto, non è che un frammento. Il brano iniziale introduce, nella sua profonda drammaticità, un clima di cupezza e introspezione, senz’altro alimentato dall’uso della tonalità d’impianto di re minore, che nel lessico mozartiano reca sempre con sé un orizzonte ombroso. Teatrale è l’attacco, ora in tempo Allegro, e a piena orchestra, della monumentale fuga che dà corpo al successivo Kyrie, che ha la particolarità “antiaccademica” di far precedere la risposta dei soprani al soggetto esposto dai bassi e al controsoggetto dei contralti. Tale persistenza nella regione del re minore dà vita al maggior colpo di teatro di questa partitura, laddove la coda del Kyrie si unisce quasi senza soluzione di continuità al primo dei sei numeri della Sequenza, il “Dies irae”, ancora in re minore. Qui si assiste a un’esplosione di terribilità che non è improprio definire “espressionistica”: il ritmo è ossessivo e sottoposto a processi di diminuzione vieppiù incalzanti, le dinamiche sono tutte vergate nel registro del forte, trombe e timpani raffigurante il Dio judex est venturus. Il suono imponente di un trombone tenore, ripreso dalla voce del basso, simboleggia il segnale che raccoglierà tutti di fronte a Cristo. Ecco dunque il secondo numero della Sequenza, il “Tuba mirum”, che viene poi replicato all’interno del terzo numero di essa, il “Rex tremendae”, in sol minore. Qui l’invocazione omoritmica delle voci del coro al Rex è seguita dalla infinita dolcezza dell’uomo che si rivolge a questo Dio per domandargli “salva me, fons pietatis”. Si passa, quindi, in fa maggiore, all’intreccio delle quattro voci soliste che dà vita al “Recordare”, un momento di stasi destinato a preparare un nuovo climax: quello che ha luogo nel successivo “Confutatis”, in la minore, dove il ritmo vorticoso e violento dell’orchestra accompagna le voci virili mentre rappresentano le fiamme del giudizio divino. L’ultimo numero della Sequenza, il “Lacrimosa”, è il brano di cui Mozart compose solo le prime otto battute: quanto basta, a ogni modo, per conferirgli il suo carattere espressivo. I due numeri dell’ Offertorium, il Sanctus, il Benedictus e l’Agnus Dei, meno convenzionali di quanto non si sia detto, sono scritti da Süßmayr, il quale termina con un Communio nel quale si riascoltano ciclicamente i materiali dell’ Introitus e del Kyrie, come pare avesse prescritto oralmente lo stesso compositore salisburghese sul letto di morte.
Prossimi appuntamenti: Doppia celebrazione il 2 agosto: il 150° anniversario della morte di Georges Bizet, e Carmen, che pure compie 150 anni, e che vedremo in forma di Balletto, con la compagnia del Varna State Opera Ballet, è un essere in fuga, è l’espressione compiuta e dolente dei sentimenti, delle passioni, delle lacerazioni, del disagio di vivere che agitano l’animo umano e che fanno di Carmen un mito tanto moderno, tanto vicino. Si inizierà anche con la rassegna dedicata alla presentazione dei libri, sabato 2, alle ore 18, nel Cortile d’Arme del Palazzo ducale con la presentazione del libro “Roma criminale” del giornalista Giuseppe Scarpa e a seguire un altro libro “Scellerate - storie di donne e scintille nei paesaggi d’Abruzzo” di Antonella Finucci.
Il 3 agosto, alle ore 18, verrà vissuto il vernissage di Contemporanea 25 nella splendida cornice del Cortile d’arme del Palazzo Ducale alle ore 19, a cura di Emanuele Moretti e Cesare Biasini Selvaggi con opere di Concetta Baldassarre e Annu Palakunnathu Matthew. A seguire, il Balletto dell’Opera di Varna presenterà un’altra gemma del repertorio ballettistico, sempre nel chiostro di San Francesco alle ore 21,15, Cinderella di Sergej Prokofiev, una grande ricchezza di spunti lirici e amorosi, cui si accompagnano una garbata ironia, colorata talvolta di inflessioni genuinamente umoristiche, un'orchestrazione brillante, godibilità melodica e una grande vivacità ritmica.